Cosa si dice?

di Jan Hunt



"Suo figlio è così cortese", mi ha detto un amico quando mio figlio Jason aveva cinque anni.

Ero raggiante. Sentivo che il complimento era per me, anche se a dire il vero io non gli avevo mai insegnato quei talenti. Era l'educatore John Holt ad averli insegnati a me. Dai suoi libri sapevo che tutto quello che bisognava fare era dare l'esempio con la gentilezza (soprattutto gentilezza verso Jason) che lui potesse imitare.

Dare l'esempio delle qualità sociali è tutto ciò che serve. Pretendere un comportamento gentile con l'uso della forza o punizioni è di per sé non gentile, quindi non può funzionare nel lungo periodo, può solo confondere e frustrare un bambino. Eppure molti genitori non riescono a vederlo. I bambini vengono comunemente sfiduciati, incompresi e maltrattati nella nostra cultura tanto che la scontrosità verso i bambini ha finito col sembrare normale. Gli adulti raramente si trattano tra di loro nel modo in cui spesso trattano I bambini perché ci tengono alle loro amicizie. Cosa succederebbe se un adulto venisse trattato come vengono trattati molti bambini?

Se fossero adulti?

Per il trentesimo compleanno di Amy, le sue amiche Jennie e Lisa sono passate a trovarla coi regali. Jennie le ha dato un pacchetto colorato. Amy lo ha aperto    entusiasta nel trovare un bellissimo maglione! Ma prima che potesse dire alcunché, Lisa le ha dato una gomitata e le ha detto: “Cosa si dice?” Amy era mortificata. Come poteva Lisa metterla in imbarazzo così? Lisa non aveva voluto nemmeno aspettare per vedere se Amy avesse ringraziato Jennie da sola! Tutta l'eccitazione e la contentezza che Amy aveva alla vista del bel maglione era svanita. Era imbarazzata e risentita con Lisa e con calma aveva mugugnato un “Grazie Jennie”.

Jennie in seguito avrebbe detto a Amy quanto si era sentita imbarazzata per lei. Come aveva potuto Lisa trattare così un'amica? Chiunque osservasse la scena sarebbe  scioccato dal comportamento di Lisa. Pochi adulti metterebbero in imbarazzo un amico in quel modo. Eppure ai bambini viene continuamente rammentato, spesso aspramente, di dire grazie, sebbene stiano ancora imparando le regole della nostra cultura. E sono tante le regole da imparare!

In realtà, anche se Amy nella sua eccitazione vedendo il maglione si fosse  dimenticata dii ringraziare Jennie, non è più probabile che Lisa avrebbe gestito la situazione in modo diverso? Forse avrebbe aspettato di trovarsi in disparte per farle notare gentilmente che una regola sociale era sfuggita. Non è così che tutti vorremmo? Lisa avrebbe fatto così perché teneva ad Amy, e non avrebbe voluto metterla in imbarazzo rischiando di danneggiare la loro amicizia. Perché è tanto ovvio quando si tratta di adulti ma non coi bambini? Come mai tanti adulti che hanno impiegato anni a imparare come si trattano gli altri con rispetto, si dimenticano che ai bambini serve tempo per imparare le regole sociali e che meritano di essere trattati con gentilezza e considerazione?

L'accappatoio

Quando avevo cinque anni, una mia zia, matrona di famiglia un po' altezzosa, mi diede una bel pacco colorato come regalo di compleanno. Lo aprii avidamente, per trovare  all'interno solo un accappatoio marrone scuro. Non ricordo cosa dissi, sono certa che non mi sentii di ringraziare, e non devo averlo fatto, perché mia zia inorridì e mia madre mi portò in camera mia per rimproverarmi. A quel punto avevo due problemi: ero delusa per il regalo e arrabbiata con mia madre per non aver capito come mi sentivo. Non ho mai indossato quell'accappatoio e in seguito ero triste ogni qual volta andavamo a trovare mia zia.

Alcune regole di vita sono espresse chiaramente e facili da capire, come quelle che riguardano la sicurezza (“Guarda sempre in entrambe le direzioni quando attraversi la strada”) ma molte non sono scritte e sono più complicate (“Di 'grazie' e mostrati contento quando qualcuno ti fa un regalo, anche se non ti piace”).

Le regole sociali non scritte, come i ringraziare qualcuno per un regalo, non sono innate. Vanno imparate e come per tutte le altre cose da apprendere, l'uso della forza, di punizioni o della vergogna distolgono solo dalla lezione che si intende dare. A complicare ulteriormente le cose, le regole non scritte differiscono molto tra diverse culture. In Giappone si fanno regali in molte occasioni e ci sono regole precise, ma un regalo individuale di solito viene consegnato e aperto in privato, per evitare imbarazzo nel caso il regalo non sia molto gradito. Se solo fossimo stati in Giappone quando ho ricevuto l'accappatoio!

Che cosa ho imparato da questa esperienza? Ho imparato che mia madre si preoccupava più del rapporto con sua sorella che del rapporto con me. Ho imparato che mia zia avrebbe preferito che io le mentissi piuttosto che manifestare onestamente come mi sentivo. Ho imparato che le occasioni liete possono d'un tratto diventare infelici e a volte non c'è nessuno che sia d'aiuto. Non ho imparato niente sulle buone maniere.

Se mia madre mi avesse insegnato prima a dire una cosa al contempo onesta e utile (“Grazie per esserti ricordata del mio compleanno!”) la situazione si poteva evitare e forse avrei potuto conoscere meglio mia zia. Anni dopo ho scoperto che mio zio la maltrattava e ho capito perché era una persona tanto infelice. Ovviamente non sapevo nulla di tutto ciò quando ero una bambina. Se avessi saputo delle sue sofferenze, avrei capito perché la gratitudine sociale era così importante per lei.

Il miglior insegnamento delle buone maniere

Come per tutte le cose che i bambini imparano sulle relazioni umane, le maniere sono più facili da imparare con l'esempio, perché I bambini sono osservatori e imitano naturalmente gli adulti che hanno intorno. Idealmente, i genitori mostreranno col proprio comportamento come trattare gli altri con la giusta cortesia. Dopotutto la sola ragione sociale delle buone maniere è la cortesia. Tristemente, molti genitori insegnano le buone maniere con la forza e la coercizione, come gliele avevano insegnate nella loro infanzia. E ai genitori importa come i figli vengono giudicati dagli altri, perché il comportamento dei figli ricade su di loro. Ma non è confuso insegnare ai figli la cortesia col suo esatto contrario? Se un bambino si dimentica di ringraziare qualcuno per un regalo, il genitore può sempre dire “Grazie! Sta ancora imparando le buone maniere”. Poi quando sono soli, il genitore può spiegare gentilmente ai figli le regole non scritte e perché sono importanti.

Il miglior modo di insegnare ai bambini come comportarsi, o qualsiasi altro talento sociale, è attraverso il nostro stesso esempio, e nel dare spiegazioni, rispettosamente, dei comportamenti che preferiamo. Ma il migliore esempio che possiamo dare è il modo in cui trattiamo i nostri figli. Se ringraziamo spesso un bambino per i piccoli doni e le gentilezze che ci offre, ringrazierà gli altri naturalmente, con parole o azioni, quando riceverà dei doni. Dopotutto un 'grazie' per forza significa ben poco. Ha significato solo se proviene dal cuore.




Jan Hunt, M.Sc. è amministratrice del sito 'The Natural Child Project' e autrice di 'The Natural Child: Parenting from the Heart' (Il bamino naturale – Leone Verde Edizioni) e di 'A Gift for Baby'. Offre consulti via email o telefono da tutto il mondo riguardo alla genitorialità, istruzione alternativa e situazioni personali.  Il figlio Jason, che ha fatto sempre scuola familiare, è co-amministratore e webmaster del sito naturalchild.org e coautore assieme a Jan di 'The Unschooling Unmanual'.


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