Genitori per creare un mondo di pace
Coltivando la compassione fin dal principio

di Jan e Jason Hunt



"Se si vuole raggiungere la vera pace in questo mondo e muovere guerra alla guerra bisogna iniziare dai bambini; se questi cresceranno nella loro naturale innocenza, non saremo costretti a lottare, né a rimuginare decisioni sterili e oziose, ma passeremo dall'amore all'amore e dalla pace alla pace, fino a quando tutti gli angoli del mondo non saranno colmi di quella pace e di quell'amore a cui, consciamente o incosciamente, il mondo intero anela". - Mahatma Gandhi
 

Vogliamo tutti la pace. Ma nonostante ciò spesso ci sembra soltanto un sogno, fuori portata, senza speranza. Invece della vita pacifica che tutti desideriamo ci sono conflitti in famiglia, nella comunità e tra le nazioni. Si perde la speranza che qualcosa migliori e si inizia a pensare che niente cambierà mai. Il nostro sogno di pace rimane fugace.

E' dura rinunciare al sogno, perché iniziato dalla nascita. Ogni bambino appena nato sorride in modo radioso quando c'è pace dentro casa, e osserva perplesso e piange quando non c'è. Per un neonato il conflitto è un puzzle. Da piccoli non solo vogliamo che tutti vadano d'accordo, ma ce l'aspettiamo. Siamo nati nell'aspettativa di pace. Anche da adulti siamo sconvolti e rattristati da ogni nuova vicenda di brutalità. Crediamo ancora che la vita possa e debba essere pacifica. Ma sappiamo che ogni giorno, in fin troppi posti, ci sono conflitti, combattimenti, uccisioni e anche guerre. Se siamo amanti della pace da piccoli, cosa ci rende così divisi da grandi? Cosa è andato storto? Possiamo aggiustare le cose?

Ci risvegliamo la mattina nella speranza che le cose cambino, ma ogni giorno c'è una triste notizia che ci sconvolge. Siamo tutti sconcertati e cerchiamo di capire cosa è andato storto appena prima dell'ennesima vicenda che spacca il cuore. Pare che la natura umana sia più attenta agli avvenimenti recenti che a quelli remoti. Quindi ci chiediamo che cosa si poteva fare nei giorni precedenti la tragedia, per prevenirla. Cosa ha scatenato la disperazione di quella persona? Che interventi all'ultimo minuto avrebbero potuto fare differenza? Si poteva agire diversamente sulla scena, salvando vite umane?

Non c'è niente di sbagliato a porsi queste domande. Possono servire a prevenire l'avverarsi di nuove azioni violente. Ma per ridurre il potenziale della violenza in generale, sarebbe più costruttivo notare i primi collegamenti, non solo gli ultimi. Sebbene ci siano numerosi fattori che possono portare alla violenza, la miglior prevenzione è sempre la prima, quella che impedisce alla prima tessera del domino di cadere.

Lo psichiatra Elliott Barker una volta ha scritto: "Come facciamo a ridurre il numero di psicopatici o il livello psicopatologico nella società?" 1 Per me equivale a chiedersi: 'Come facciamo ad aumentare le persone nella società che abbiano sviluppato buone capacità empatiche, affettive e fiducia?'

Ci sono alcuni modi per riuscirci:

Scelte parentali come portare in braccio il bambino, allattarlo al seno, dormire insieme e rispondere in modo consolatorio al pianto, fanno bene ai figli in molti modi. Contribuiscono a sviluppare l'empatia e la resilienza emotiva, preparando il bambino a una vita di relazioni fondate sul mutuo rispetto e la fiducia. Queste pratiche fanno bene anche ai genitori, perché il rapporto coi figli sarà più facile e gradevole.

Pensiamo tutti di fare il meglio per i nostri figli. Purtroppo riceviamo spesso consigli fuorvianti, come il lasciar piangere il bambino di notte, minacciare col conto alla rovescia, sculacciare o sequestrare le sue cose. Anche qualora le finalità fossero giuste, questi metodi creano inevitabilmente rabbia e frustrazione nel bambino, che potrà crescere nel tempo e portare a un comportamento aggressivo. Rischiano di danneggiare anche l'autostima e inibire la capacità di creare legami coi genitori o con chiunque. 

Senza un forte legame con qualcuno di cui possa fidarsi pienamente, un bambino abusato, bullizzato, arrabbiato o frustrato (a casa come a scuola, o ovunque) sentirà di non avere nessuno a cui rivolgersi per ricevere sostegno e comprensione.2 A quel punto gli sembrerà che la violenza sia il solo modo rimasto per comunicare i sentimenti di rabbia, impotenza e disperazione. 

Gli adulti sanno che più si tratta gentilmente un amico e più egli sarà cooperativo e disponibile, perché è motivato dall'affetto, non dalla paura. Non è diverso per un bambino. I bambini imparano dall'esempio. I genitori che trattano i figli con pazienza e compassione, non solo avranno una relazione più appagante, ma plasmano le loro capacità di risolvere i problemi in modo pacifico, capacità che i figli potranno usare durante tutta la vita.

La cosa più costruttiva che si possa fare e su cui concentrarsi, è sviluppare la capacità di provare empatia che ogni bambino possiede. Psicologi e ricercatori hanno riconosciuto da decenni l'importanza di assecondare i bisogni dei bambini piccoli con comprensione e compassione.3 Iniziamo a formare tutti sull'importanza cruciale dei primi anni di vita di ogni bambino. Concentrarsi sui primi anni non solo contribuisce a prevenire tragedie future, ma può dare ai figli una partenza migliore verso una vita più felice e appagante.

Note:

1) Estratto da "How Do We Prevent Crime?" di Elliott Barker
2) Vedi The Essential Role of an Enlightened Witness in Society di Alice Miller
3) Vedi Parenting research su naturalchild.org

Citazione: Mohandas Gandhi, Montessori Training College, Londra, 28 ottobre, 1931

  

Jan Hunt, M.Sc. è amministratrice del sito 'The Natural Child Project' e autrice di 'The Natural Child: Parenting from the Heart' (Il bamino naturale – Leone Verde Edizioni) e di 'A Gift for Baby'. Offre consulti via email o telefono da tutto il mondo riguardo alla genitorialità, istruzione alternativa e situazioni personali.  Il figlio Jason, che ha fatto sempre scuola familiare, è co-amministratore e webmaster del sito naturalchild.org e coautore assieme a Jan di 'The Unschooling Unmanual'.

Versione articolo 2.3, copyright © Jan and Jason Hunt, 2014 

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